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ratore, di una nuvola di acqua tiepida sul suo corpo su-
daticcio, accompagnandosi alla possibilità di dare inizio
finalmente a quel benedetto discorso, lo spinse a seguire
Doberdò. Il pretino attese fuori, seduto sulla panca.
Letteratura italiana Einaudi 211
Alberto Bevilacqua - La califfa
«Che delizia, eh Monsignore mio...» gridò Doberdò,
insaponandosi negli sbuffi di vapore che si alzavano dalle
cabine scoperchiate. «Questo sì che si chiama vivere...»
Martinolli esitò un attimo, al di là della parete divisoria,
prima di rispondere. Attacca! si disse. Questo è il mo-
mento buono. Attaccare con decisione, perché, se no,
non fa effetto... È un prete che gli parla, in fin dei conti, un
prete prima che un amico, e non può arrabbiarsi con un
sacerdote... «Senta, commendatore...» ricominciò, pi-
gliando coraggio, nudo e raccolto sotto il getto dell ac-
qua, come un cristo da battezzare, «lei la conosce la para-
bola?...»
«Non sento niente!» gridò Doberdò, che aveva au-
mentato apposta lo scroscio della doccia. «Parli più for-
te!...»
Il cuore del Martinolli martellava. «Dico se non cono-
sce la parabola...»
«Quale parabola?...»
Il Monsignore deviò, si riprese, quell acqua che cade-
va su di lui gli suggerì un paragone più calzante: «San
Francesco dice che l acqua è bella perché è pura!»
gridò; «bella perché è casta...».
«Beato lui!...» rispose Doberdò.
«Come?...»
«Dico beato san Francesco! Perché quest acqua, in-
vece, è sporca e scotta da maledetti, e non è regolabile...
Quell asino dell idraulico... fortuna che devo finire di
pagarlo!...»
La voce del Martinolli si spense, desolata, nello scro-
scio; scrollando la testa, egli si lasciò andare sul seggioli-
no, sempre tenendo pudicamente le mani sul pube, e gli
occhi fissi, per non correre tentazioni. Smarrimento bre-
ve, perché, dalla rosetta, l acqua calda cessò di colpo, e
scivolò giù un rivoletto diaccio, che gli sferzò la schiena.
«Appena in tempo, eh, padre...» disse Doberdò che, tra
l altro, non sapeva mai quale, delle tante qualifiche, at-
Letteratura italiana Einaudi 212
Alberto Bevilacqua - La califfa
tribuire al religioso. «Un momento prima, e ci restava il
sapone addosso... Ah, mi dimenticavo l asciugamani...
Prenda!» e l asciugamani volò al di là della parete, sulla
spalla del Monsignore.
Immobile, trasognato, come se fosse un altro a parla-
re in quel silenzio ritornato nel camerone, il Martinolli
ruppe allora gli indugi con tale decisione da sorprendere
se stesso: «Mi stia ad ascoltare, commendatore! Voglio
che ascolti il sacerdote e non l amico... l amico potrebbe
avvicinarsi a lei, metterle una mano sulla spalla, e dirle:
ci pensi, caro commendatore, continuando lei rischia il
ridicolo, rischia di nuocere a se stesso fisicamente e mo-
ralmente... intendo moralmente in senso sociale...». Do-
berdò cessò di grugnire; rimase con l asciugamani avvi-
tato intorno ai fianchi. E il Martinolli, sempre immobile,
fradicio, olimpico, come se pregasse: «... ma il sacerdote
no, il sacerdote non può metterle la mano sulla spalla,
parlarle sorridendo... il sacerdote può solo soffrire per
lei, commuoversi per lei, e con lei, dicendole: allontani
da sé il peccato, la tentazione!... Fugga, non la rovina
del suo corpo, ma del suo spirito!... Fugga! Fugga!...»
ma l ispirata commozione del Monsignore s incrinò
d improvviso, perché Doberdò, con una risata, lo inter-
ruppe:
«Caro amico, anzi, caro sacerdote... farmi la predica
proprio adesso, qui, tutt e due nudi come vermi...»
«Dio non bada a certe cose...»
«Comunque, se è a quella ragazza, che allude, e l ave-
vo già capito prima che lei aprisse bocca... Se è a quel-
la...»
«Esattamente!...» affermò il Monsignore.
«... allora le dirò che è una faccenda molto più pulita
di quanto lei possa pensare. E se non fosse il prete, a
parlarmi, ma l amico, forse potrei anche tentare di con-
vincerla che faccio bene a non fuggire proprio nulla!...»
«Vuol dire che intende perdurare nel peccato... nella
Letteratura italiana Einaudi 213
Alberto Bevilacqua - La califfa
disgrazia con Dio!... che, oltre tutto, è già un mese che
non si confessa più!»
«Caro Monsignore, è inutile che stiamo a discutere. I
preti, certe cose, non possono, o non vogliono, afferrarle.
Potrei dirle che a quella ragazza io voglio bene, che alme-
no con lei non debbo guardarmi alle spalle, che comincio
a capire tante cose, a guardarmi intorno con altri occhi, [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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ratore, di una nuvola di acqua tiepida sul suo corpo su-
daticcio, accompagnandosi alla possibilità di dare inizio
finalmente a quel benedetto discorso, lo spinse a seguire
Doberdò. Il pretino attese fuori, seduto sulla panca.
Letteratura italiana Einaudi 211
Alberto Bevilacqua - La califfa
«Che delizia, eh Monsignore mio...» gridò Doberdò,
insaponandosi negli sbuffi di vapore che si alzavano dalle
cabine scoperchiate. «Questo sì che si chiama vivere...»
Martinolli esitò un attimo, al di là della parete divisoria,
prima di rispondere. Attacca! si disse. Questo è il mo-
mento buono. Attaccare con decisione, perché, se no,
non fa effetto... È un prete che gli parla, in fin dei conti, un
prete prima che un amico, e non può arrabbiarsi con un
sacerdote... «Senta, commendatore...» ricominciò, pi-
gliando coraggio, nudo e raccolto sotto il getto dell ac-
qua, come un cristo da battezzare, «lei la conosce la para-
bola?...»
«Non sento niente!» gridò Doberdò, che aveva au-
mentato apposta lo scroscio della doccia. «Parli più for-
te!...»
Il cuore del Martinolli martellava. «Dico se non cono-
sce la parabola...»
«Quale parabola?...»
Il Monsignore deviò, si riprese, quell acqua che cade-
va su di lui gli suggerì un paragone più calzante: «San
Francesco dice che l acqua è bella perché è pura!»
gridò; «bella perché è casta...».
«Beato lui!...» rispose Doberdò.
«Come?...»
«Dico beato san Francesco! Perché quest acqua, in-
vece, è sporca e scotta da maledetti, e non è regolabile...
Quell asino dell idraulico... fortuna che devo finire di
pagarlo!...»
La voce del Martinolli si spense, desolata, nello scro-
scio; scrollando la testa, egli si lasciò andare sul seggioli-
no, sempre tenendo pudicamente le mani sul pube, e gli
occhi fissi, per non correre tentazioni. Smarrimento bre-
ve, perché, dalla rosetta, l acqua calda cessò di colpo, e
scivolò giù un rivoletto diaccio, che gli sferzò la schiena.
«Appena in tempo, eh, padre...» disse Doberdò che, tra
l altro, non sapeva mai quale, delle tante qualifiche, at-
Letteratura italiana Einaudi 212
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tribuire al religioso. «Un momento prima, e ci restava il
sapone addosso... Ah, mi dimenticavo l asciugamani...
Prenda!» e l asciugamani volò al di là della parete, sulla
spalla del Monsignore.
Immobile, trasognato, come se fosse un altro a parla-
re in quel silenzio ritornato nel camerone, il Martinolli
ruppe allora gli indugi con tale decisione da sorprendere
se stesso: «Mi stia ad ascoltare, commendatore! Voglio
che ascolti il sacerdote e non l amico... l amico potrebbe
avvicinarsi a lei, metterle una mano sulla spalla, e dirle:
ci pensi, caro commendatore, continuando lei rischia il
ridicolo, rischia di nuocere a se stesso fisicamente e mo-
ralmente... intendo moralmente in senso sociale...». Do-
berdò cessò di grugnire; rimase con l asciugamani avvi-
tato intorno ai fianchi. E il Martinolli, sempre immobile,
fradicio, olimpico, come se pregasse: «... ma il sacerdote
no, il sacerdote non può metterle la mano sulla spalla,
parlarle sorridendo... il sacerdote può solo soffrire per
lei, commuoversi per lei, e con lei, dicendole: allontani
da sé il peccato, la tentazione!... Fugga, non la rovina
del suo corpo, ma del suo spirito!... Fugga! Fugga!...»
ma l ispirata commozione del Monsignore s incrinò
d improvviso, perché Doberdò, con una risata, lo inter-
ruppe:
«Caro amico, anzi, caro sacerdote... farmi la predica
proprio adesso, qui, tutt e due nudi come vermi...»
«Dio non bada a certe cose...»
«Comunque, se è a quella ragazza, che allude, e l ave-
vo già capito prima che lei aprisse bocca... Se è a quel-
la...»
«Esattamente!...» affermò il Monsignore.
«... allora le dirò che è una faccenda molto più pulita
di quanto lei possa pensare. E se non fosse il prete, a
parlarmi, ma l amico, forse potrei anche tentare di con-
vincerla che faccio bene a non fuggire proprio nulla!...»
«Vuol dire che intende perdurare nel peccato... nella
Letteratura italiana Einaudi 213
Alberto Bevilacqua - La califfa
disgrazia con Dio!... che, oltre tutto, è già un mese che
non si confessa più!»
«Caro Monsignore, è inutile che stiamo a discutere. I
preti, certe cose, non possono, o non vogliono, afferrarle.
Potrei dirle che a quella ragazza io voglio bene, che alme-
no con lei non debbo guardarmi alle spalle, che comincio
a capire tante cose, a guardarmi intorno con altri occhi, [ Pobierz całość w formacie PDF ]